Centro di Ascolto
INCONTRO
Centro di Ascolto card. Altieri 16 febbraio 2021
Io sono tra voi come colui che serve “Sorse anche una discussione, chi di loro poteva esser considerato il più grande. Egli disse: «I re delle nazioni le governano, e coloro che hanno il potere su di esse si fanno chiamare benefattori. Per voi però non sia così; ma chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo e chi governa come colui che serve. Infatti chi è più grande, chi sta a tavola o chi serve? Non è forse colui che sta a tavola? Eppure io sto in mezzo a voi come colui che serve.” (Lc 22,24- 27) Già in altre occasioni era nata la stessa discussione tra gli apostoli, è nella natura umana provare sentimenti di orgoglio e avere ambizioni ad occupare i primi posti, ad occupare gli spazi importanti negli ambiti che frequentiamo, avere ambizione di potere. Gesù è sempre intervenuto in queste discussioni, in altra circostanza aveva posto davanti a loro un bambino come esempio di umiltà e di innocenza (Mt 18,1-5) da imitare. Ancora, in Mc 10, 43-45, Gesù dice “Fra voi però non è così; ma chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti.” Possiamo affermare che è missione della Chiesa, e di conseguenza di noi cristiani, vivere nello spirito del servizio verso Dio e verso gli altri, senza aspettarci nulla in cambio, in maniera gratuita, con l’unica ambizione di rassomigliare a Cristo.
Negli Atti degli Apostoli San Paolo ci invoglia a lavorare per i più deboli, ricordandoci le parole di Gesù: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere”. (At 20, 35) A tutti noi fa piacere riceve doni, attenzioni, gentilezze, ma operando in Caritas, dove chi in un modo, chi in un altro opera verso i più deboli, riusciamo a sperimentare veramente la prevalenza della gioia nel dare? L’uomo è fatto per amare e per essere amato, non possiamo essere capaci di donare il nostro amore se non siamo amati noi stessi. Ma proprio la certezza dell’amore che riceviamo da Dio ci dà la forza di donarci agli altri senza tentennare. L’amore è dono di Dio per mezzo dello Spirito santo ed è il vero principio dell’esistenza cristiana. L’amore ci deve far prestare particolare impegno verso i più deboli: “Noi che siamo i forti, abbiamo il dovere di sopportare l’imfermità dei deboli, senza compiacere noi stessi. Ciascuno di noi cerchi di compiacere il prossimo nel bene, per edificarlo.” (Rm 15, 1-2) Quando leggevo queste parole mi sono soffermato sulla parola “Edificarlo”. Edificare mi fa pensare a costruire, dare forma, rafforzare. Ed è questo che siamo chiamati a fare, a costruire e innalzare il prossimo, con il nostro esempio, le nostre parole, il nostro amore. Spesso ci chiediamo, ma come possiamo servire gli altri? Chiara Lubich ce lo indicava con due parole: “vivere l’altro”, ossia “cercare di penetrare nell’altro, nei suoi sentimenti, cercar di portare i suoi pesi”. Riflessioni: Quando consegniamo un pacco a qualcuno in distribuzione o ascoltiamo una persona nel centro di ascolto, li stiamo vivendo veramente? Per servire Dio e gli altri dobbiamo innanzitutto scoprire i nostri doni e fare leva su di essi, metterli a disposizione, condividerli nella comunità per la crescita della stessa. Spesso non siamo neanche coscienti dei nostri doni e proprio mettendoci al servizio riusciamo a scoprirli. Proprio quando usciamo dall’egoismo riusciamo ad aprire il nostro cuore e prendere coscienza delle nostre capacità. Infatti, riceviamo da Dio determinati carismi, concessi proprio per metterli a disposizione degli altri a beneficio di tutti e non per tenerli nascosti anche a noi stessi. Ogni cristiano dunque ha il dovere di mettere a disposizione degli altri quanto gli è stato donato da Dio per la crescita generale della Chiesa.
Ritornando ora alla discussione iniziale che era sorta tra gli apostoli. Per fuggire alla tentazione di voler essere “il più grande”, pensiamo alle parole di San Paolo agli Efesini: “Non fate nulla per spirito di rivalità o per vanagloria, ma ciascuno di voi, con tutta umiltà, consideri gli altri superiori a sé stesso”. (Ef 2, 3-4) L’unica cosa in cui noi cristiani dovremmo essere in rivalità è nella “gara nello stimarsi a vicenda”. Gareggiare, primeggiare nella stima verso gli altri riconoscendo l’operato di Dio nell’altro proprio attraverso i suoi doni. Riflessioni: Riusciamo nei gruppi in cui collaboriamo ad apprezzare e riconoscere i punti di forza degli altri? Riusciamo a rispettiamo il loro pensiero evitando che il nostro abbia il sopravvento?
di Michele Siano (Responsabile Centro D’ascolto)